Archivi del giorno: 11 novembre 2013

In Direzione Ostinata e Contraria

Mi presento a tutti i colleghi come nuovo delegato del nucleo CNAI di Torino. Il ruolo che ho deciso di assumere, in questo momento, non è dei più semplici. Da metà 2013 il nucleo di Torino aveva praticamente cessato la sua attività. Cessazione che abbiamo sancito e ufficializzato nel primo semestre del 2013. Ora, dopo qualche mese di riflessione si riparte.
Ma questa nuova partenza avviene in un momento di crisi generale. Una crisi che non è solo economica, ma anche e forse soprattutto sociale e morale.
Quindi, proporre un progetto associativo che non sia settoriale, ma che si ponga un obiettivo di crescita culturale per tutta la professione infermieristica in una veste non rivendicativa ma propositiva, è un’impresa complessa e difficile. In un momento in cui la contingenza quotidiana sembra spesso sopravanzare qualsiasi progetto di più ampio respiro, ed ogni anelito a far meglio sembra destinato a scontrarsi con i tagli ed il bisogno di risparmio, proporre all’attenzione dei singoli professionisti e delle Istituzioni una voce che si pone come portatrice di istanza generali e di prospettiva, può sembrare una scelta opinabile.
Ma Io ho sempre amato  le sfide personali e professionali. E per questo mi sento di andare “in direzione ostinata e contraria”, per citare indegnamente il grande Fabrizio De Andrè.
Ma oggi, in un momento di ripiegamento su se stessi, in un momento che spesso risulta di dolorosa ed anche solitaria  riflessione sul proprio destino personale e professioanle. andare in direzione ostinata e contraria vuol dire invece fare rete, proporsi come gruppo professionale, discutere sul futuro con uno sguardo prospettico e se possibile lungimirante a dispetto anche degli scherni e delle facili ironia a cui ci si espone in questa situazione, con l’ambizione di essere pronti ad affrontare un futuro professionale e personale migliore.
Marciare in direzione ostinata e contraria, oggi, per me, vuol dire essere propositivi ed innovativi; vuol dire prepararsi a cogliere le opportunità offerte dai tagli e dalle ristrutturazioni, proponendosi come valida alternativa professionale, e meno costosa, all’attuale sistema basato sul modello clinico delle prestazioni mediche in un sistema burocratico e rigido.
Noi infermieri dobbiamo, oggi, cercare di essere come Florence Nightingale quando si offrì per andare al fronte nella guerra di Crimea: dobbiamo avere il coraggio di offrire il nostro contributo per il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e privato, che oggi si presenta come il servizio ospedaliero dell’Esercito Britannico: una inefficiente macchina che spende più di quanto non produca anche quando e dove risulti efficace.
Dobbiamo rivendicare come nostro dovere di professionisti della Salute di poter mettere naso e dire la nostra non solo rispetto alla gestione delle corsie ospedaliere o dell’assistenza domiciliare, ma anche nelle stanze in cui si pianifica e si decide in cosa e come spendere i soldi dei contribuenti in materia di salute in campo non solo assistenziale, ma anche nella prevenzione e nella riabilitazione.
Ed infine, dobbiamo avere il coraggio e la forza di documentare i vantaggi per tutta la società di questo nostro impegno. Dobbiamo dimostrare di essere competitivi economicamente offrendo soluzioni nei campi della cura, della prevenzione della riabilitazione che siano in grado di garantire un servizio migliore di quello attuale senza costare complessivamente di più, ma senza svilire il ruolo di chi li offre con compensi minori di oggi o con professionalità minori. E questo io lo intendo, in questa sede, non in maniera sindacalistica o contrattuale, ma cercando di coagulare un gruppo professionale cosciente del proprio ruolo e delle proprie potenzialità. Noi per primi dobbiamo imparare a credere di poter fare la differenza. E questo a tutti i livelli: nei reparti ospedalieri come negli Uffici di Direzione, al domicilio, nelle Università, e dovunque sia richiesta la nostra presenza. Con pari dignità.
E per questo, lo ripeto ancora una volta, mi voglio porre in direzione ostinata e contraria all’attuale corso che non ci valorizza e non ci apprezza a sufficienza. Mi muovo per incontrare colleghi validi, da cui ho molto da imparare, offrendo in cambio la mia esile e modesta esperienza, e soprattutto l’appoggio e l’incoraggiamento delle centinaia di colleghi che da ogni parte d’Italia sono associati alla CNAI. Colleghi che ho sentito vicini già al Convegno Nazionale di Milano del 24-25 ottobre 2013, dove ho trovato delle persone splendide che si sono offerte di aiutarci senza nulla chiedere, offrendoci la loro esperienza e competenza.
Ed infine vorrei ricordare l’impegno culturale della rivista Professioni Infermieristiche, che con il suo contributo al dibattito culturale ed alla ricerca infermieristica è una delle poche riviste in lingua italiana indicizzate a livello internazionale.
Spero di trovare sulla strada molti compagni di viaggio, e che insieme si possa fare un tratto di cammino, sempre con l’ostinazione (intesa in senso positivo) necessaria a resistere e far crescere un movimento che possa invertire il flusso diventando la corrente principale, e quindi non più contraria al corso degli eventi.
Nonostante tutto, contro tutte le apparenze, voglio credere di poterci provare. Voglio credere che troverò tanti colleghi disposti a condividere il mio sogno, senza promettere nulla di più di quello che posso offrire ora, ma con la speranza e la prospettiva di poter fare di più, e crescere e maturare grazie a quello che imparerò ed impareremo gli uni dagli altri.
Un saluto.
Michele Compagnone
Delegato CNAI del Nucleo di Torino
infermieritorino@gmail. com

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