Archivi del mese: novembre 2013

Incontro con Judith Shamian, Presidente ICN)

Il 23 novembre 2013 la presidente dell’ICN (International Council of Nurses) Judith Shamian è venuta  a Milano per incontrare una rappresentanza della CNAI, che è associata all’ICN per l’Italia in concomitanza con la sua partecipazione alla Rockefeller Foundation’s Conference on Integrated Approaches to Protection of Health Workers, Patients and Facilities in Times of Violence che si è tenuta a Bellaggio sul lago di Como che si è svolta il 20 novembre 2013.
L’incontro si è svolto nella sede della CNAI (Consociazione Mazionale della Associazioni Infermiere/i) a Milano ed in un vicino locale per questioni di spazio.
Questo è il resoconto senza nessuna velleità di esaustività stilato a caldo durante il mio viaggio di ritorno a Torino in treno.
La mia giornata è cominciata alle 6,50 con la sveglia. Il treno partiva alle 8,02. A sorpresa, giornata limpida: sullo sfondo le montagne fresche di neve e le colline che circondano Torino, pure loro inbiancate.
Durante il viaggio di andata in treno, inevitabile pensare allo scopo del mio viaggio. Il giorno prima avevo letto la biografia di Judith Shamian su Wikipedia. Non capita tutti i giorni di incontrare qualcuno che ha una pagina dedicata a se su Wikipedia che devia il suo itinerario di viaggio per venire a conoscerti ed ascoltarti.
L’incontro si terrà prevalentemente in inglese. Ascoltare è un conto, ma articolare il tuo pensiero in quella lingua, o spezzando il filo logico del discorso per aspettare la traduzione di quello che hai detto, è tutta un’altra cosa. Per fortuna, moderatrice e conduttrice della giornata sarà la Presidente di CNAI Cecilia Sironi, che l’inglese lo parla correntemente.
Arrivo a Milano, e trovare la sede di CNAI non è difficile. La sera precedente, ho fatto tutto il percorso con Google Street View dalla fermata della Metro a via Russo,8 sede della CNAI, quindi conosco la strada. A Milano ci ho vissuto per un paio di mesi, e la mia ultima visita risale ad un mese prima per il Convegno Nazionale della CNAI.
Incontro Cecilia Sironi e Judith Shamian che stavano arrivando nello stesso momento in cui arrivavo io, ed entriamo assieme nei locali che ospitano CNAI e ARLI (Associazione Regionale Lombarda Infermiere) da poco inaugurati.
Dentro ci sono già alcuni colleghi. Come era prevedibile ci ritroviamo non in tantissimi. Dalla Lombardia sono una decina; io da Torino; una collaga dal Veneto, una dalla Toscana, quattro dalla Puglia, e credo (spero) di non averne dimenticati altri.
Ci trasferiamo subito in una sala poco distante. il programma prevede la mattinata con la nostra presentazione, il pranzo, ed il pomeriggio con la Presidente che si presenta e conversa con noi presentandoci il suo punto di vista su noi, sull’ICN, su cosa possiamo fare e cosa vorrebbe fare lei nel suo mandato.
Ci presentiamo uno per uno, e poi Cecilia ci presenta come CNAI: presente, passato, e futuro. Ma non si tratta di una presentazione agiografica. Cecilia non nasconde i nostri punti deboli, così come non enfatizza i nostri punti di forza. L’incontro si svolge in un buon clima, e man mano che ci abituiamo all’uso dell’inglese si comincia anche a discutere.
Judith Shamian, avendo una visuale esterna e più ampia, dato il suo ruolo e la sua esperienza, è in grado di indicarci quali problemi condividiamo con i colleghi Canadesi e delle varie parti del mondo, come si sono mossi in altri paesi di fronte ad alcune problematiche che ci troviamo ad affrontare, anche in relazione alla situazione sociale, politica e normativa locale. in più di un’occasione ci sprona ad essere più presenti in ogni circostanza, a far sentire la nostra voce ed il nostro punto di vista, anche in questioni non strettamente legate a questioni assistenziali (per esempio rispetto alle politiche del personale ed alle questioni economiche che riguardano gli investimenti in campo sanitario, ma anche sociale) e ad insistere fino anche non ci si rende visibili e credibili.
La pausa pranzo ci permette di confrontarci e conoscerci in modo più informale anche fra colleghi che lavorano in campi diversi, con posizioni diverse in regioni diverse. Per alcuni, come me, è la prima occasione di conoscenza reciproca informale, ed è estremamente interessante scoprire quale miniera di competenze e conoscenze siano i colleghi, e quanto conoscere e condividere le nostre esperienze possa essere arricchente.
Il pomeriggio la Presidente dell’ICN prende la parola per raccontarsi e darci la sua opinione su quanto ha visto. CNAI non ha un grande numero di iscritti, e nemmeno sommando i colleghi del GPAIN raggiungiamo i numeri auspicati dall’ICN. Sfortunatamente, credo che nemmeno raccogliendo tutti gli infermieri di tutte le associazioni infermieristiche raggiungeremmo il 6% dei 400.000 infemrieri italiani come loro auspicherebbero. Ma con lo spirito pragmatico che contraddistingue la cultura anglosassone, ci offre non solo consigli metodologici e di approccio globale, ma anche consigli spicci, di pratica applicazione. Potrebbero sembrare ovvietà. se non fosse che non sono mai stati applicati. Ci invita, per esempio, a cooptare ogni anno uno o due colleghi per ogni iscritto. Da solo, questo metodo, se fatto con serietà, raddoppierebbe gli iscritti ad ogni anno. non solo, l’invito è a cooptare colleghi giovani, e ci dice che alle prime riunioni della Canadian Nurses Association (CNA-AIIC) che ha presieduto, accortasi che l’età media dei partecipanti era sopra i quaranta anni, ha invitato tutti, dalla volta successiva, a portare con se colleghi più giovani. ora, ci dice, meno del quaranta per cento dei partecipanti a quelle riunioni ha più di quarant’anni. magari, questo metodo svecchierebbe anche altri campi della vita associativa italiana, come quello della politica, ma la gestione personalistica ed accentratrice dei nostri dirigenti non sembra volere un vero ricambio generazionale (e questo è un mio commento). poi ci invita a pubblicizzare ogni nostra attività, a scegliere obiettivi realizzabili, realistici e condivisibili dal maggior numero di colleghi, lavorando sempre su due fronti: quello interno alla professione, e quello esterno, verso la popolazione e le altre professioni, senza aspettare di essere forti nella nostra professione prima di rivolgerci all’esterno o viceversa. In ogni occasione ci ha offerto di metterci in contatto con colleghi delle altre organizzazioni affiliate all’ICN per lavorare insieme e crescere insieme.
Interessante e molto istruttiva è stata la parte del suo discorso dedicata alle forme di finanziamento di CNAI: secondo la sua esperienza, le quote associative non dovrebbero pesare per più del 60% alla formazione dl nostro bilancio. Formazione, sponsorizzazione ed iniziative varie sono i cnali che ci invita a battere. é un cambio di prospettiva interessante. Era un’opzione che frullava nella mia mente, ma non mi aspettavo un avvallo così autorevole. pubblicare, divulgare, non sono solo esigenze culturale e di affermazione professionale, ma se fatte seriamente e con metodo possono essere anche una valida fonte di finanziamento che permette di innescare un circolo virtuoso in cui pubblicare e divulgare contenuti di valore permette di acquisire i fondi per pubblicare e divulgare contenuti ancora più interessanti e pertinenti, coinvolgendo sempre più gente in ricerca e sviluppo. Non è un sogno, e la prassi vincente in molte parti del mondo.
dal confronto, emerge la necessità di adeguarci agli standard richiesti per l’affiliazione all’ICN. Come? Judith Shamian ci invita a fare ogniuno una proposta fattibile a cui lui possa partecipare (particolare non trascurabile per non fare proposte irrealizzabili o che scarichino su altri il loro peso).
Ed il percorso comincia a concretizzarsi immediatamente: ci si scambia indirizzi in vista di contatti futuri per portare avanti alcune delle proposte scaturite, come quella di prepararci ad usare la piattaforma FAD di cui già disponiamo in vista della richiesta di accreditamento per tale modalità di formazione.
L’incontro finisce con le foto di rito.
In treno, al mio rientro a Torino, caricato da questa esperienza, seppure ben conscio di tutti i limiti e gli ostacoli da superare, scrivi questo riassunto della giornata con ancora negli occhi e nelle orecchie l’esperienza appena vissuta. Anche questo è un modo per cambiare modo di agire: volere condividere subito la propria esperienza con chi non ha potuto esserci. So di non essere stato esaustivo, ma la mia esperienza, unita a quella degli altri che hanno partecipato e che pubblicheranno sui social network o sui loro siti foto e commenti, farà partecipi molti di questo evento. Pubblicheremo su questo sito i link che rimanderanno a questo evento, e spero che queste mie righe vengano condivise e divulgate.
Michele Compagnone

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In Direzione Ostinata e Contraria

Mi presento a tutti i colleghi come nuovo delegato del nucleo CNAI di Torino. Il ruolo che ho deciso di assumere, in questo momento, non è dei più semplici. Da metà 2013 il nucleo di Torino aveva praticamente cessato la sua attività. Cessazione che abbiamo sancito e ufficializzato nel primo semestre del 2013. Ora, dopo qualche mese di riflessione si riparte.
Ma questa nuova partenza avviene in un momento di crisi generale. Una crisi che non è solo economica, ma anche e forse soprattutto sociale e morale.
Quindi, proporre un progetto associativo che non sia settoriale, ma che si ponga un obiettivo di crescita culturale per tutta la professione infermieristica in una veste non rivendicativa ma propositiva, è un’impresa complessa e difficile. In un momento in cui la contingenza quotidiana sembra spesso sopravanzare qualsiasi progetto di più ampio respiro, ed ogni anelito a far meglio sembra destinato a scontrarsi con i tagli ed il bisogno di risparmio, proporre all’attenzione dei singoli professionisti e delle Istituzioni una voce che si pone come portatrice di istanza generali e di prospettiva, può sembrare una scelta opinabile.
Ma Io ho sempre amato  le sfide personali e professionali. E per questo mi sento di andare “in direzione ostinata e contraria”, per citare indegnamente il grande Fabrizio De Andrè.
Ma oggi, in un momento di ripiegamento su se stessi, in un momento che spesso risulta di dolorosa ed anche solitaria  riflessione sul proprio destino personale e professioanle. andare in direzione ostinata e contraria vuol dire invece fare rete, proporsi come gruppo professionale, discutere sul futuro con uno sguardo prospettico e se possibile lungimirante a dispetto anche degli scherni e delle facili ironia a cui ci si espone in questa situazione, con l’ambizione di essere pronti ad affrontare un futuro professionale e personale migliore.
Marciare in direzione ostinata e contraria, oggi, per me, vuol dire essere propositivi ed innovativi; vuol dire prepararsi a cogliere le opportunità offerte dai tagli e dalle ristrutturazioni, proponendosi come valida alternativa professionale, e meno costosa, all’attuale sistema basato sul modello clinico delle prestazioni mediche in un sistema burocratico e rigido.
Noi infermieri dobbiamo, oggi, cercare di essere come Florence Nightingale quando si offrì per andare al fronte nella guerra di Crimea: dobbiamo avere il coraggio di offrire il nostro contributo per il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e privato, che oggi si presenta come il servizio ospedaliero dell’Esercito Britannico: una inefficiente macchina che spende più di quanto non produca anche quando e dove risulti efficace.
Dobbiamo rivendicare come nostro dovere di professionisti della Salute di poter mettere naso e dire la nostra non solo rispetto alla gestione delle corsie ospedaliere o dell’assistenza domiciliare, ma anche nelle stanze in cui si pianifica e si decide in cosa e come spendere i soldi dei contribuenti in materia di salute in campo non solo assistenziale, ma anche nella prevenzione e nella riabilitazione.
Ed infine, dobbiamo avere il coraggio e la forza di documentare i vantaggi per tutta la società di questo nostro impegno. Dobbiamo dimostrare di essere competitivi economicamente offrendo soluzioni nei campi della cura, della prevenzione della riabilitazione che siano in grado di garantire un servizio migliore di quello attuale senza costare complessivamente di più, ma senza svilire il ruolo di chi li offre con compensi minori di oggi o con professionalità minori. E questo io lo intendo, in questa sede, non in maniera sindacalistica o contrattuale, ma cercando di coagulare un gruppo professionale cosciente del proprio ruolo e delle proprie potenzialità. Noi per primi dobbiamo imparare a credere di poter fare la differenza. E questo a tutti i livelli: nei reparti ospedalieri come negli Uffici di Direzione, al domicilio, nelle Università, e dovunque sia richiesta la nostra presenza. Con pari dignità.
E per questo, lo ripeto ancora una volta, mi voglio porre in direzione ostinata e contraria all’attuale corso che non ci valorizza e non ci apprezza a sufficienza. Mi muovo per incontrare colleghi validi, da cui ho molto da imparare, offrendo in cambio la mia esile e modesta esperienza, e soprattutto l’appoggio e l’incoraggiamento delle centinaia di colleghi che da ogni parte d’Italia sono associati alla CNAI. Colleghi che ho sentito vicini già al Convegno Nazionale di Milano del 24-25 ottobre 2013, dove ho trovato delle persone splendide che si sono offerte di aiutarci senza nulla chiedere, offrendoci la loro esperienza e competenza.
Ed infine vorrei ricordare l’impegno culturale della rivista Professioni Infermieristiche, che con il suo contributo al dibattito culturale ed alla ricerca infermieristica è una delle poche riviste in lingua italiana indicizzate a livello internazionale.
Spero di trovare sulla strada molti compagni di viaggio, e che insieme si possa fare un tratto di cammino, sempre con l’ostinazione (intesa in senso positivo) necessaria a resistere e far crescere un movimento che possa invertire il flusso diventando la corrente principale, e quindi non più contraria al corso degli eventi.
Nonostante tutto, contro tutte le apparenze, voglio credere di poterci provare. Voglio credere che troverò tanti colleghi disposti a condividere il mio sogno, senza promettere nulla di più di quello che posso offrire ora, ma con la speranza e la prospettiva di poter fare di più, e crescere e maturare grazie a quello che imparerò ed impareremo gli uni dagli altri.
Un saluto.
Michele Compagnone
Delegato CNAI del Nucleo di Torino
infermieritorino@gmail. com

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